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Inauguriamo dopo l'intervista al presidente una serie di brevi interviste ad alcuni ex alunni. Incominciamo con Luca Boso 49 enne per gli amici " Il Boss".

 

- Puoi descrivere brevemente la tua esperienza professionale? -

Dopo il liceo Galilei mi sono laureato in chimica industriale e ho lavorato per diverse aziende italiane e straniere, multinazionali e padronali nel settore prima farmaceutico poi chimico. Ho fatto tutta la gavetta partendo dal laboratorio e attualmente sono direttore vendite anche se in realtà sarebbe meglio dire che sono un venditore che gestisce un centinaio di clienti principalmente europei con un portafoglio di qualche decina di milioni di euro.

- Qual è stato il tuo percorso al liceo scientifico? -

Ho frequentato la sezione C tra il 1979 – 1984. Non ero propriamente un alunno modello. Ho sempre faticato partendo da un notevole numero di insufficienze nel primo quadrimestre per poi recuperarle con uno studio “matto e disperatissimo” nel secondo quadrimestre tranne per la lingua inglese che mi veniva abbonata con il voto di consiglio perché come diceva la professoressa di inglese Ghionni riguardo al mio rendimento nella sua materia :“Boso nun ce stà niente da fà’”. Dopo la maturità ho scelto la facoltà di chimica perché dopo quattro 2 di seguito del professore Nerini mi è entrata in testa la materia e “famoso” è stato il giorno in cui sono arrivato in classe dicendo “Professore ho capito tutto mi interroghi!”. Ed in effetti mi diede sette.

- Ci sono professori che ricordi in particolare ? -

Sebbene non abbia mai brillato per un ottima memoria i miei ricordi vanno in particolare al prof Gioia di italiano e latino ed al professor Gavagnin di storia e filosofia. Del primo mi piace ricordare l’insegnamento del latino soprattutto quando tuonava “ Qui non c’è nessuno che sa latino” alludendo furbescamente anche a se stesso. L’ho trovato un modo di partecipare con gli studenti alla “sofferenza” di una materia ostica ma che comunque andava fatta e con questo intendere che eravamo tutti nella stessa barca. Tale spirito lo utilizzo di frequente nei rapporti coi colleghi, lavorare spesso non è il massimo ma se si riesce a farlo trovando spunti di divertimento almeno il tempo passa più velocemente. Invece del secondo ricordo le lunghe dissertazioni sul debito pubblico che iniziava a formarsi in quel periodo e al fatto che avrebbe portato a pregiudicare il futuro della generazione a venire. L’avessero capito anche i nostri politici non saremo con tutti questi problemi da risolvere trent’anni dopo.

- Come era invece il rapporto con i compagni di classe? - Nel mio caso si parla delle amicizie che poi ti seguono per tutta la vita. Eravamo e siamo ancora una classe molto unita e sulla aneddotica di quegli anni potremo scrivere un libro. Anche nel ritrovo dell’associazione degli amici del liceo Glilei a cui invito peraltro tutti ad aderire eravamo una decina su quaranta partecipanti. A mente posso pensare che gli studenti passati dal nostro liceo siano stati qualche migliaio quindi la nostra classe è sicuramente un anomalia interessante e forse da studiare. Sicuramente in classe c’erano le menti e poi c’erano i somari che si arrabattavano come potevano ma devo dire che sempre ci si confrontava e ci si aiutava anche nelle copiature di cui purtroppo ero protagonista non sempre abbastanza accorto. Anche qui mi tocca ricordare le copiature dei compiti del mio compagno di banco Roberto Loiola che sfociavano in due casi eclatanti. Il primo: in un compito di matematica in cui avevo copiato anche l’intestazione suscitando la perplessità del professor Bassetto che nella consegne delle verifiche notava che c’erano due Roberto Loiola mentre mancava il sottoscritto. Un altro caso in cui la professoressa di inglese mi assegnava ironicamente otto nel compito ben conoscendo la mia pochezza nella materia e io mi giustificavo dicendo che avevo copiato come al solito.

- C’è qualcosa che avresti cambiato nel metodo di insegnamento delle materie? -

So che sono l’ultimo che dovrebbe parlare ma per mestiere utilizzo le anomalie di mercato per farle diventare opportunità di affari o come in questo caso di miglioramento. Nella mia esperienza scolastica ne segnalo due che forse negli anni si saranno risolte. Parlo diverse lingue ma questa inclinazione non è venuta fuori al liceo anzi sembrava proprio l’opposto. L’insegnamento della lingua inglese a mio parere doveva essere più pratico e meno basato sulla letteratura. Poi il laboratorio è fondamentale per chi vuole intraprendere una facoltà di scienze. Non mi ricordo di nessun esperimento fatto durante quegli anni e senza dubbio per un liceo che è intitolato a Galileo Galilei mi sembra una mancanza non da poco.

- Infine come pensi sia andata questa intervista? -

 

Come i temi, le interviste sono le più difficili perché non si può copiare dal compagno di banco. Da evitare

 

quindi di andare fuori traccia e sperare nel sei meno meno.

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